Tempi Moderni

Dal 2020 al 2030, come la crisi e l’innovazione cambieranno il mercato del lavoro

Dal 2020 al 2030

Dal rapporto annuale sul mercato del lavoro, realizzato in collaborazione tra ministero del Lavoro e delle politiche sociali, Istat, Inps, Inail e Anpal e dallo studio predittivo “Professioni 2030: il futuro delle competenze in Italia” realizzato da ManpowerGroup, Ernst & Young (EY) e Pearson emerge uno scenario che ci porta dal 2020 al 2030.

Da una parte secondo l’ISTAT nei primi 9 mesi del 2020 in Italia sono stati persi 470 mila posti di lavoro per la maggior parte donne, giovani e stranieri.

Dall’altra secondo l’Unctad (organismo per il commercio e lo sviluppo delle Nazioni Unite) l’innovazione può attivare una ripresa inclusiva, se supportata attività di formazione e riqualificazione della forza lavoro.

Il forte calo del numero di occupati e disoccupati, spiega il rapporto italiano, è dovuto soprattutto alla situazione che si è creata nel secondo trimestre scorso (-841 mila occupati e -647 mila disoccupati in un anno), quando “le misure restrittive di contrasto alla pandemia hanno inciso negativamente sia sull’avvio di nuovi lavori e sulla prosecuzione di quelli in scadenza, sia sulla ricerca attiva del lavoro”.

A trainare il calo dell’occupazione sono stati il lavoro a termine (-394 mila, -13% nella media dei primi tre trimestri) e il lavoro autonomo (-162 mila, -3%), mentre quello a tempo indeterminato risulta in lieve aumento (+86 mila, +0,6%). Gli andamenti peggiori si riscontrano nel settore degli alberghi e ristorazione e nei servizi domestici, tra gli addetti al commercio e ai servizi e tra le professioni non qualificate.

Il Rapporto dell’Unctad riscontra che l’innovazione apre nuove possibilità ma rende vecchio più velocemente ciò che non viene innovato.

Proiettiamoci ora al 2030 nel rapporto che ci illustra il futuro delle competenze:

L’80% delle professioni presenti in Italia è destinata a modificare il suo peso nei prossimi 10 anni.

Il 36% di esse sarà in crescita: tecnologia, cultura, informazione e servizi legati alla persona, il 44% avrà invece un trend negativo.

L’azienda cercherà nel candidato sempre più le soft skill, le quali assumeranno un ruolo di maggior importanza, a scapito delle competenze tecniche.

Il mismatch di competenze deriverà dal fatto che i giovani in maggioranza credono oggi che saranno le competenze tecniche ad avere un ruolo primario nelle occupazioni future.

Invece le aziende dichiarano che nei prossimi 10 anni saranno fondamentali le competenze soft:

  • apprendimento attivo,
  • capacità di comprendere gli altri,
  • problem solving,
  • ascolto attivo,
  • capacità di adattamento.

In merito alle professioni del futuro soltanto il 57% sarà riconducibile alla tecnologia, il resto si concentrerà nel settore dei servizi alle imprese e alle persone:

  • informatica e telecomunicazioni,
  • cultura, sport e wellness,
  • servizi operativi di supporto a imprese o persone,
  • public utilities (gas, energia, acqua, ambiente),
  • servizi dei media e della comunicazione.

Al contrario, perderanno occupati:

  • industrie della carta, cartotecnica e stampa,
  • industrie tessili, dell’abbigliamento e delle calzature,
  • agricoltura, caccia e pesca,
  • estrazione di minerali,
  • industrie chimiche, farmaceutiche e petrolifere.

Secondo le previsioni della ricerca, inoltre, circa il 50% delle professioni nasceranno come risultato di processi di scissione, fusione e ibridazione di competenze:

  • specialisti delle interfacce umane,
  • esperti in applicazioni di IoT nell’agricoltura,
  • human-machine teaming manager,
  • tecnico delle macchine a guida autonoma,
  • integratori con i robot assemblatori,
  • progettisti di eventi e visite virtuali.

Le vecchie e le nuove nate dovranno avere oltre alle 5 competenze fondamentali già citate:

  • capacità di analisi,
  • conoscenze e abilità tecniche,
  • abilità di base e strategie di apprendimento,
  • attitudini cognitive e l’originalità,
  • abilità sociali e persuasione,
  • la capacità di valutazione sistemica,
  • ideazione e originalità.

Il Know how dovrà evolvere dal concetto di “specializzazione” (inteso come acquisizione di conoscenze specifiche in un campo) al concetto di “formazione continua”, inteso come costante aggiornamento delle competenze necessarie per rimanere rilevanti nel mercato del lavoro.

Un aggiornamento che dovrà riguardare tutti gli attori coinvolti, dai curricula scolastici agli insegnanti, dai manager e dirigenti di azienda ai lavoratori.

Tempi Moderni S.p.a. è un’Agenzia per il Lavoro iscritta all’Albo del Ministero del Lavoro (Aut. Min. n. 39/0007802/MA004.A003 del 30 Maggio 2012) attiva su tutto il territorio italiano.

www.tempiodernilavoro.com

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